“ Questo esercizio presenta delle pose stupende, degne di essere ritratte nel marmo “
J. W. Goethe, Viaggio in Italia
“ Questo esercizio presenta delle pose stupende, degne di essere ritratte nel marmo “
J. W. Goethe, Viaggio in Italia
Con queste parole Johann Wolfgang Goethe descrive, nel suo Viaggio in Italia, una gara del gioco del pallone col bracciale fra quattro gentilhuomini di Verona e quattro di Vicenza. Questo sport ha avuto nel XVII secolo la sua età dell’oro. Le radici corrono antiche sino al XVI secolo, quando il filosofo aristotelico Antonio Scaino nel suo trattato cinquecentesco lo annovera e descrive con precisione tra i giochi a palla più praticati.
A dividersi il campo, lungo quaranta piedi antichi romani, erano due squadre composte ciascuna da tre, quattro o sei giocatori. Il pallone, del diametro di circa trenta centimetri, era costituito da tre coperte di pelle di capra pastosa e unta, divisa in otto parti e cucita da maestri e veniva gonfiato né in tutto colmo né troppo rimessamente. I giocatori dovevano indossare un elmo ed un bracciale o guanto, realizzato in legno duro, spesso noce, dotato di una maniglia interna e di punte acuminate esterne che dovevano colpire il pallone: viste le circostanze, i giocatori dovevano essere molti forti, essendo un gioco che a certi deboluzzi già non conviene. Addirittura, dato che spesso durante le partite diveniva arduo tenere in mano il bracciale a causa del sudore, alcuni giocatori procedevano anzitempo a stendere sulla maniglia interna uno strato di cera che aiutava una presa migliore e più salda. A dilettarsi non erano soltanto i giocatori ma anche il pubblico: si trattava di un vero e proprio spettacolo, giocato sia in aree aperte a volte delimitate da mura sia in veri e propri sferisteri, antenati dei moderni palazzetti sportivi in cui le squadre venivano seguite ed applaudite da migliaia di spettatori anche di notte, con fuochi d’artifizio e notturne illuminazioni.
Il gioco del pallone col bracciale, definito anche l’esercizio più praticato dagli italiani da Georg Gumpelzhaimer nel 1621, si diffonde dall’Italia in buona parte d’Europa, in particolare in Austria e Germania, dove troviamo nel famoso collegio di Tubinga addirittura uno sphaerista in qualità di insegnante di pallone. Era considerato, infatti, uno sport adatto ad essere elemento di instituzione delle giovani elites. Prendevano parte a questi allenamenti e competizioni molti nobili. I giocatori, infatti, appartenevano spesso ai ceti sociali più elevati e tra loro annoveriamo il duca Alberto V di Baviera e re Gustavo II Adolfo di Svezia. Data la grande potenza dei colpi assestati, la maggior parte dei bracciali era destinata a spezzarsi: ecco perché oggi ne abbiamo solo pochi esemplari antichi.
L’opera qui presentata fa parte dei nuclei più antichi dei guanti per il gioco del pallone. Realizzato in Italia nel XVII secolo, è stato ricavato da un unico blocco di legno di noce ed al suo interno reca, in ottimo stato di conservazione, la maniglia originale. Ben tornito, sulla sua parte terminale il bracciale presenta l’iscrizione 656; si tratta con tutta probabilità del numero del giocatore o dell’anno di costruzione del bracciale. Proveniente da una importante collezione bavarese, l’oggetto è stato esposto e pubblicato alle mostre Giochiamo! e Spiel! che si sono tenute, rispettivamente, al Palazzo Ducale di Urbino e al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Bibliografia di riferimento:
- Giochiamo! Giochi e Giocattoli dal Rinascimento al Barocco, Milano 2016, p. 66, cat. no. 1.1
- Haag, S. (ed.): Spiel! Kurzweil in Renaissance und Barock, Vienna 2016, pp. 51, cat. no. 1.5